Uno sprint dopo l’altro verso la meta

Di | 12 giugno 2018

scale

 

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È più facile parlare di trends, di nuove tematiche, di tecniche nuove che affrontare il tema della produttività come frutto della formazione…

La formazione come mero apprendimento, però, ha iniziato un lento declino dieci anni fa, con l’insorgere e il diffondersi della crisi e quindi è di questo che dobbiamo parlare: la formazione per migliorare le performance e determinare un incremento di produttività in azienda.

Vorrei utilizzare una metafora che spesso mi si materializza davanti agli occhi in svariate forme. Abbiamo appreso nel tempo a salire una scala con gradini equidistanti, abbiamo sviluppato la muscolatura necessaria, abbiamo imparato a salirla ad occhi chiusi, ed abbiamo imparato a salire scale differenti a velocità differenti. Oggi accade che la scala che dobbiamo salire ha gradini differenti, senza alcuna regola. La muscolatura sviluppata può risultare eccessiva o insufficiente, salire ad occhi chiusi è impossibile, la velocità è importante, ma prima di tutto è importante salire o scendere senza cadere.

Nel tempo abbiamo imparato ad analizzare sempre meglio le situazioni, ad elaborare regole di funzionamento, ad implementarle creando una zona di comfort. Talvolta qualcosa cambiava, ma grazie alla capacità di analisi, alla capacità di stabilire regole ed implementarle, subito si trovava una nuova zona di comfort. Questa situazione di stabilità permanente, è completamente opposta alla instabilità costante in cui ci troviamo oggi.

Analisi, pianificazione, implementazione, sono ancora importanti, ma ancor più importanti sono la capacità di rielaborare, la capacità di adattarsi, la capacità di pianificare in maniera rolling, la capacità di scambiare con altri operatori, e la capacità di gestire il disagio che tutto ciò può generare in ognuno. Ergo, le skills sono volatili e invecchiano rapidamente. Tutte: soft o hard che siano.

La formazione come mero apprendimento ha iniziato il declino, dicevo poco sopra. Non c’è formazione senza motivazione all’apprendimento, senza attenzione, senza accompagnamento alla trasformazione e senza sostegno alla reiterazione dei comportamenti. Non c’è formazione se non si resta in un continuum in cui lavoro e formazione si fondono, come un susseguirsi di sprint lavorativi e di sprint formativi.

Mi si chiede spesso “meglio a catalogo o in-house”, è come chiedere a un cuoco stellato piuttosto che a un filosofo “prima l’uovo o la gallina?”. Il cuoco risponderebbe “insieme… nello stesso piatto”. Mi si chiede spesso “meglio presenziale o digitale”, e mi viene in mente la stessa risposta.

Il vero tema è un altro. Le persone si formano per il 20% attraverso gli strumenti messi a disposizione dalle aziende e per l’80% da sole. Lo scoglio della responsabilizzazione delle persone e della consapevolezza è quasi superato, e si apre il tema della convivenza delle fonti alternative e della gestione organizzata e, direi, pilotata, di un ecosistema formativo che consenta alla persona di sentirsi orientata.

Dal mondo del B2C è arrivato il concetto di Experience ed anche il mondo della formazione ne vive il fascino. Parlare di “learner experience” significa parlare dell’insieme delle interazioni relazionali tra un partecipante e la formazione, per tutto l’arco temporale, dall’inserimento nel percorso all’applicazione e reiterazione dei comportamenti acquisiti. Empatia, Emozioni, Estensione, Effort, ed Efficacia: le 5 E delle parole chiave del momento, il cui significato è facilmente intuibile.

… e in tutto questo, le piattaforme di apprendimento a cosa servono? A potenziare l’esperienza certamente. L’uovo o la gallina si possono mangiare anche con le mani, ma con la forchetta e il coltello l’esperienza migliora!

 


 

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